Torno a scrivere sul mio blog dopo un periodo di assenza un po’ forzata (causa vacanze estive ed impegni vari intercorsi nel frattempo e successivamente) e un po’ causata dalla poca voglia (lo ammetto!), dato che in questo periodo sono molto stanco.
Stasera non scriverò nulla sull’informatica (o meglio, cercherò di farlo…) e mi dispiace per gli amici stranieri ma scriverò nella mia lingua madre in quanto certi pensieri e concetti mi vedrebbero limitato se li dovessi esprimere in inglese, inoltre voglio evitare di metterci del tempo in più per tradurre eventuali modi di dire o termini rispetto ai quali ammetto la mia ignoranza nella lingua inglese.
Voglio giusto scrivere qualche riflessione personale, un po’ per dare un minimo di vita a questo sito che ho trascurato molto negli ultimi anni e, ora che è rinato, vorrei cercare di renderlo un minimo gradevole ed interessante per quanti ci capiteranno, per caso o per volontà (ma esisteranno poi queste persone??) e un po’ perché in fondo un blog personale serve appunto per parlare anche di sé e non soltanto del proprio lavoro (proprio perché lavoro già tutto il tempo con i computer, la sera, se posso, evito di lavorare ulteriormente davanti al computer, anche se poi spesso mi ci piazzo davanti lo stesso, per svago o per documentarmi).
In questo periodo, normalmente, qui in Italia soprattutto, si tende a parlare di crisi economica: io non voglio parlare di questioni politiche, né economiche, ma magari un piccolo riferimento (polemico e personale) lo vorrei fare, prima di introdurre qualcosa che reputo più complicato e più interessante. Premetto che ho una personale visione dell’economia (e della politica che con essa centra sempre) piuttosto radicale ed anticonformista: fosse per me l’economia nemmeno esisterebbe e nemmeno esisterebbero crisi. Viviamo in un sistema ambientale che ci permetterebbe di avere tutto ciò che vogliamo, di non morire di fame. Se fossimo come tutti gli altri esseri viventi ci limiteremmo a riempirci la pancia e a goderci questi quattro giorni che ci sono concessi. Il problema principale dell’essere umano e della nostra civiltà “avanzata” è a mio avviso che ci crediamo importanti e non ci rendiamo conto di essere soltanto il risultato dell’Evoluzione e che siamo talmente insignificanti su scala universale che tutto ciò per cui ci ammazziamo ogni giorno non ha nessun significato al di là di quello che gli attribuiamo noi.
Ma purtroppo, volenti o nolenti, ci “accomodiamo” in questo stile di vita folle e diventiamo parte integrante del sistema, conformandoci e sottostando alle sue “regole”, tra cui quelle dell’economia, che sembra essere l’unico scopo, l’unico obiettivo per tanti esseri umani (se così ancora si possono definire).
Facendo finta, per un istante, che tutto ciò abbia veramente importanza e che sia davvero importante farsi in quattro per mandare avanti questa macchina mangia-soldi che non sono altro che le nazioni in cui viviamo, intese come unità politico-territoriali e culturali (e spesso di unione culturale vi è poco o niente), ci ritroviamo a dover trovare un modo per occupare il nostro tempo e per accaparrarci un po’ di denaro per poter soddisfare dei bisogni, sempre più secondari che primari, a quanto mi pare di vedere. Mi riferisco ovviamente ai vari cellulari ed accrocchi tecnologici vari, all’informatica stessa, sicuramente indispensabile in molti contesti, ma più simile ad una droga per la gente comune, soprattutto le nuove leve, che vivono dotati di nuove escrescenze corporali cibernetiche sotto forma di smart phone di ultima generazione, connessione ad internet 24h, console per videogame ed aggeggi più o meno tecnologici vari, con questa corsa sfrenata alla novità, che novità è fino ad un certo punto. E, parlo per l’Italia e per la mia personale testimonianza, magari si taglia sui viveri, magari non si pagano gli affitti o si saltano le rate dei vari mutui, ma non si rinuncia certo all’ultimo iPhone, alla vacanza ai tropici o ai weekend al mare o al ristorante.
Poi però capita quello che io vivo ogni “santo” giorno, e che accade nel mio settore, ma ormai accade in molti settori, dato che, per (s)fortuna non vivo in una palla di cristallo: la gente ti chiede di lavorare o di offrire loro un servizio ma poi nessuno ti paga o aspetti i soldi dei mesi. E, chi come me possiede una partita IVA per poter tentare di lavorare onestamente, finisce che deve lavorare praticamente gratis e pagare un botto tra tasse e contributi vari, quindi deve regolarmente tirare fuori una certa quantità di denaro anche se poi non ne incassa niente o ne incassa poco… e la gente che ti è debitrice semplicemente se ne frega, tanto c’è la crisi (e quindi non è colpa loro)! Così finisce che tiri la cinghia un anno, due, magari tre, se ti piace davvero il tuo lavoro, ma poi non ce la fai più, ed onestamente io sto iniziando a provare questa sensazione: amo molto questo lavoro, ma non ce la sto più facendo, mi viene da vomitare soltanto a vedere quanta falsità c’è dietro a tutto questo e quanta falsità vi sia nella società. A titolo d’esempio, nel mio piccolo, basti guardare a tutti coloro che fanno siti a partire da 65 Euro o simili… Presumendo che utilizzino dei cms gratuiti e che quindi facciano abbastanza in fretta a mettere in quadro siti pressapoco identici, ma a quei prezzi mi spieghino come fanno a pagarsi anche le tasse o comunque a viverci… ci perderanno almeno qualche ora? Allora non si vogliono bene, perché abbassano il loro lavoro ad un qualcosa che vale meno di un lavoro di pulizie (senza nulla togliere a chi fa quel tipo di lavoro, ovviamente!). E così nascono tanti “specialisti”, che di speciale hanno spesso poco, o di gente in gamba che si svende, rovinando un mercato che ormai non esiste quasi più, almeno nel mio piccolo, tanto c’è il ragazzino amico del parente che fa il lavoro che normalmente spetterebbe al professionista. E tutto questo è ormai un circolo vizioso, in un mercato che non cerca più la qualità, ma soltanto ciò che costa meno e se costa poco ancora meglio. A questo punto non ci si può lamentare della Cina e di chi sposta le aziende lì. Si fa in fretta a dire “crisi”, ma se io non ho i soldi non vado a comprare niente, soprattutto non vado a chiedere un servizio come può essere un prodotto software personalizzato, un sito web professionale (tanto perché è il mio campo, ma gli esempi possono essere molteplici, esulando dal web). Ma forse sono io che sono uno “sfigato”, perché penso che per permettermi una cosa che desidero o che mi serve dovrei avere i soldi. Invece oggi vediamo tutta questa gente che ha tutto, ha l’iPhone, ha la BMW (se non la Porsche), vanno in giro firmati dalla testa ai piedi… peccato che però poi vivano di parassitaggio su tutto il resto (e forse anche su quelle cose che ostentano per far vedere che loro sono comunque gente “di classe” e non comuni mortali). Mi fa sorridere lo spot governativo che va in onda sulle reti televisive pubbliche, quello dove appaiono vari tipi di parassiti e per ultimo un losco figuro che viene chiamato “evasore fiscale: parassita della società”. A parte che mi piacerebbe sapere se quel tizio era consapevole che la sua foto venisse utilizzata in un contesto tanto “sporco”, ma poi non prendiamoci per i fondelli: “richiedi sempre lo scontrino o la ricevuta fiscale”!! Come se i commercianti fossero tutti un grosso branco di evasori. Conosco gente che si ammazza per poter pagare tutte le spese e le tasse e che non riesce a vendere un tubo (per mille ragioni su cui non mi soffermo). E questi sarebbero i parassiti della società? A me sembrano più parassiti tutti quelli che ho già descritto poco prima, quelli che fanno sempre i furbi in ogni contesto e con chiunque e a cui va sempre bene. Ma siamo in Italia, il Paese dove pagano sempre pochi e sempre i più innocenti. Il Paese dove per legge non si può telefonare mentre si è alla guida e puntualmente su 10 macchine che passano 5 hanno il guidatore che sta telefonando col telefono all’orecchio! E se passano davanti ai Carabinieri forse 1 su 100 viene fermato e su 10 fermati forse uno multato, se va bene! Ma tanto vogliamo la legalità e poi siamo i primi a comportarci incivilmente. Tanto abbiamo la scusa che abbiamo un Governo ed un Parlamento di fuorilegge e quindi quello è l’esempio che ci viene dall’alto e tutti ci sentiamo autorizzati ad essere al di sopra della legge nel nostro piccolo…
Quello che manca in questo Paese (e nel mondo in generale, purtroppo, e sarà sempre peggio, a mio parere) è l’onestà.
E non è un valore fine a sé stesso: è un valore che ne scatenerebbe mille altri, come conseguenza. Ma per essere onesti bisognerebbe anche essere innanzi tutto coscienti di ciò che si fa e la coscienza, secondo me, deriva, almeno in parte, dalla cultura, altro tasto dolente in Italia. Tralasciando una doverosa riflessione sull’argomento (non ho bisogno di farla io, chi mi ha capito sa bene a cosa mi riferisco, in fatto di problemi in fatto di istruzione e di alfabetizzazione in Italia), voglio solo dire che se tutti avessimo la consapevolezza delle cose importanti che ci hanno portato alle comodità (e le inutilità) a cui siamo tutti abituati oggi, probabilmente saremmo in grado da distinguere un comportamento che può portare vantaggio a tutti, invece di comportarci come un cancro, che poco alla volta si diffonde in un organismo causandone la morte. Alla fine siamo tutti un po’ parassiti, parassiti di noi stessi: dovremmo vergognarci, ogni tanto.
Io mi chiedo cosa lasceremo ai nostri figli: sicuramente il mondo andrà avanti, con o senza valori. Ed andrà avanti con o senza esseri umani. Forse il nostro comportamento non è nient’altro che la conseguenza dell’Evoluzione. Forse il sistema evolutivo della vita su questo pianeta sta sperimentando e pensava di aver trovato nell’essere umano qualcosa di utile e buono, magari poi si è accorto che non è proprio così e ci sta mandando all’autodistruzione. Ci sarà spazio per un’altra specie intelligente capace di fare meglio. E’ proprio questo il problema di fondo, che molti non capiscono o non vogliono capire (per mille ragioni su cui non mi soffermo): noi pensiamo di essere la specie dominante e quindi di non avere problemi. Ma basta proprio poco. Chissà, è probabile che prima di noi vi siano già state altre specie intelligenti. Magari non ne abbiamo mai trovato traccia, ma chi lo sa quanti misteri nasconde ancora questo pianeta… E non parlo di UFO e simili. Ma sull’orologio della Storia noi occupiamo solo pochi secondi, quindi di tempo ce n’è stato e ce ne sarà ancora per tanto.
Quindi, effettivamente, che senso ha vivere senza la consapevolezza di quale grande risultato siamo e quale grave pericolo corriamo disinteressandoci delle nostre origini e della nostra fragilità? La Scienza è il risultato dell’intelligenza di diverse persone, nel corso dei secoli. Oggi abbiamo grandi conoscenze scientifiche, ma quanto si potrebbe ancora ottenere se tutti fossimo meno ignoranti? I cervelli non si formano dal nulla, dal caso: tutti abbiamo un alto potenziale per poter imparare dal mondo e migliorare il nostro mondo e quello che verrà per chi verrà dopo di noi.
Sì, perché verrà ancora qualcuno dopo di noi, noi non siamo eterni, l’evoluzione ha pensato anche a questo meccanismo di autodifesa che chiamiamo morte, e che avviene su ogni scala universale, dalle stelle, alle persone, agli animali, ai microorganismi, alle cellule…
E, checché se ne dica e se ne parli, il sistema andrà avanti inesorabilmente, spietatamente, cinicamente, e di noi non resterà nulla, se non qualche ricordo nella mente di qualcuno o qualche scritto, se avremo modo di lasciarlo e di magari scrivere qualcosa di intelligente che anche i posteri vorranno ricordare.
Non siamo altro che tasselli di un mosaico che ci rimpiazza disinteressatamente, finita la nostra esistenza verremo rimpiazzati da nuovi tasselli, ma nessuno se ne accorgerà, osservando il mosaico da una debita distanza.
Ne approfitto per ricordare una creatura amica che non c’è più e che proprio un anno fa, in questi giorni, stava lottando tra la vita e la morte. Anche lui, alla fine, si è arreso alle leggi della natura, lui che era l’essenza della vita stessa, lui che non avrei mai pensato che potesse morire, ed invece nel giro di pochi giorni si è spento. E questo a causa di una rarissima malattia, un cancro cerebrale dal nome inquietante e strano: “gliomatosis cerebri”, un cancro che non forma masse, difficilissimo da diagnosticare ante-mortem, formato da cellule di varie forme che si infiltrano nei tessuti gliali soffocando le cellule buone, con un decorso pressoché fulminante e che porta conseguenze neurologiche piuttosto gravi. Un cancro che colpisce persone ed animali, e che non lascia scampo. Probabilmente una prova dell’evoluzione anche questa, e per cui non esistono rimedi. Ripeto, una malattia molto rara, ma questo non significa che non abbia senso cercare di colmare tutte le lacune, per questo io credo fermamente nella ricerca, per questo non condivido le scelte politiche che fanno sì che tutte le persone meritevoli in questi campi siano costrette ad andare via da questo Paese che, comunque, possiede una buona percentuale di menti “geniali”. Per questo io sono dell’idea che ogni tanto dovremmo scendere dai nostri piedistalli e confrontarci con quello che è realmente ciò che ci circonda, il contesto in cui siamo tutti inseriti e che va al di là di tutte le nostre invenzioni e convinzioni: esiste qualcosa di sterminato che ancora conosciamo poco, sia nel molto grande che nel molto piccolo e vale la pena muoverci, chi più, chi meno, al fine di colmare le grandi lacune che ancora esistono e che sicuramente esisteranno anche dopo, ma il compito della Scienza è appunto quello di colmare queste lacune, un passo alla volta… ma come accade in informatica, un singolo processore impiegherà anni per fare determinati calcoli complessi, ma una rete di computer magari globale, riuscirà a risolverli in molto meno tempo…
Non sono un catastrofista, non sono un pessimista cosmico, ma non vedo nemmeno tutto sempre positivo: cerco di essere cosciente di ciò che sono, anche se a volte resta difficile trovare un vero senso a tutto questo. E cerco di portare la coscienza in tutto ciò che faccio. Poi non sono infallibile (sono umano!), ma cerco d’impegnarmi e provo anche a trasmettere qualcosa di buono in chi pensa che possa valere la pena condividere qualcosa con me.
Ma spesso mi rendo conto che queste cose non importano a molti, ma sono contento che, anche se pochi, ci sia qualcuno che ogni tanto la pensa come me, o pressapoco uguale.
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