Non sono qui per sentenziare o predicare, ma è da un po’ di tempo che faccio delle riflessioni sulla società in cui viviamo che voglio condividere con voi, o meglio, con chi di voi è abbastanza sano da essere ancora interessato a fare dei discorsi seri (seppur conditi da un po’ di sana ironia ed eventualmente un po’ di umorismo “noir”, come mi è solito fare).

Il degrado della nostra società

Non mi reputo assolutamente superiore a nessuno né, tantomeno, mi reputo così bravo da potermi mettere qui a scrivere cose meglio di altri o a fare ragionamenti sopra la media, ma sinceramente credo di avere diritto anch’io di seminare qualche kilobyte di parole sul web ragionando su quella che è la mia esperienza quotidiana degli ultimi mesi, dato che ormai anche i sassi pubblicano libri.

Mi capita ormai da anni, ma in questi ultimi mesi con maggiore frequenza, d’imbattermi in imbecilli: per quanto ci dicano che nasciamo tutti uguali, è pur anche vero che, crescendo ed invecchiando, una gran parte di persone sottolinea la propria tendenza a vivere nell’imbecillità. E, alcuni di questi, non sono altro che coloro che poi danno modo ad altre persone, probabilmente più furbe (ma in ogni caso pur sempre imbecilli a modo loro) di approfittarsi di essi i quali, per un motivo o per un altro, proprio non ce la fanno a superare una certa soglia (piuttosto tendente al basso) di quoziente intellettivo. Altri ancora, poi, fanno gli imbecilli per mettertela in quel posto, pensandosi più intelligenti, a parole, ma dimostrando ciò che sono coi fatti.

Sorvoliamo sul discorso dell’incapacità media: la gente non è in grado di fare cose basilari e, ancor di più, non ha voglia di migliorare sé stessa, in modo tale da vivere meglio e far vivere meglio chi è costretto ad incrociarla sul proprio cammino quotidiano. Questa incapacità si vede in qualsiasi ambito, ma esiste un ambito in cui davvero si pone l’accento su questo modo di usare il cervello (con un accentuato risparmio energetico): la strada. La strada è davvero l’esempio supremo in cui misurare le capacità delle persone che vivono intorno a noi: in certi posti ed in certi orari, poi, sembra davvero che si diano tutti appuntamento. E non mi riferisco soltanto agli automobilisti che sono, ahimé, la maggioranza e sono anche quelli, alla fine, più pericolosi per tutti. Mi riferisco a qualsiasi tipo di utente della strada: dal pedone, al ciclista, al conducente in possesso di patente di guida. Ed è proprio questo il punto: se uno non capisce le regole basilari del codice della strada (ma, soprattutto, del buon senso), è inutile elargire così tante licenze di guida. Risparmieremmo davvero tanto in sicurezza, manutenzione (cosa che ormai sembra una parola aliena!) ed inquinamento ambientale (e, di conseguenza, anche carta!).

Ora, è logico che se la patente di guida fosse data soltano a chi davvero è in grado di guidare in sicurezza e con padronanza del mezzo ci sarebbe ancora più crisi economica, perché si venderebbero molti meno mezzi stradali e di conseguenza si consumerebbe molto meno carburante, si pagherebbero meno bolli ed assicurazioni (nonostante anche qui, sembrerebbe, che sia diventato opzionale). Ma davvero, dall’altro lato, risolveremmo moltissimi problemi. Non sto a raccontare aneddoti che mi accadono ogni giorno, ma è veramente incredibile come si riesca a non fare stragi o, più semplicemente, ad arrivare sempre sani e salvi a destinazione.

Ma, purtroppo, il degrado sociale non parte dalla e, soprattutto, non finisce sulla strada. La strada è solo l’esempio principe, ma basta vedere la pochezza che si raggiunge quando s’intraprendono discussioni. Mi riferirò principalmente a quanto compare nei social e sul web in genere, ma io ci tengo sempre molto a precisare che il vero problema non sono questi nuovi mezzi di comunicazione (per quanto poi sia vero che ci alienano molto di più e molto più velocemente ed intensamente rispetto ad altre situazioni precedenti), perché essi rispecchiano né più né meno la gente (e la stupidità umana) che c’è dietro le tastiere, e quindi la stessa stupidità che si può trovare ovunque, dal luogo di lavoro, al bar sotto casa, al supermercato, al rifugio in montagna a cui ci rechiamo la domenica in estate e tutte le altre situazioni che si possono immaginare.

Che sia chiaro: la stupidità e l’ignoranza sono sempre esistite, ma chi, come me, si ritrova oggi ad avere circa 40 anni, probabilmente è cresciuto in un periodo (e in una società) in cui ci hanno fatto credere che le cose sarebbero andate meglio, perché quando andavamo a scuola noi si attraversava un periodo in cui l’economia andava bene e c’era molta prosperità, molto ottimismo, si pensava che tutto sarebbe sempre andato bene. Niente di più falso: oggi ci ritroviamo reduci da una crisi (così dicono!) e con le pezze al culo, molti di noi non hanno un lavoro sicuro, non hanno uno stipendio, si ritrovano sempre con l’acqua alla gola, hanno a che fare con condizioni di lavoro assurde, vivono situazioni assurde, hanno dovuto imparare a vivere alla giornata, a non farsi progetti, a dover sempre tirare la cinghia, a restare a galla in qualche modo. E sto parlando di quelli fortunati, perché poi c’è un sacco di gente in miseria che è costretta a vivere in modo pessimo e magari fa anche cose pessime pur di riuscire a tirare avanti.

Certo, abbiamo anche tanti giovani che sono cresciuti senza nessuno che gli abbia insegnato che si devono anche fare delle rinunce e dei sacrifici e che quindi magari spacciano droga o vanno a rubare per potersi permettere tutti gli inutili lussi che, oggi, li fanno apparire diversi (ovvero tutti uguali), appartenenti a classi sociali che non esistono o a cui non appartengono. E, di conseguenza, c’è stato anche un decadimento sociale sempre più marcato in cui il capitalismo, senza vergogna, cerca di piazzare il prodotto che vende di più a qualsiasi costo, anche al costo di rovinare delle vite o di distruggere valori storici, culturali, ricchezze effimere ma che davvero darebbero valore e prestigio ad una società ormai sempre più schiava dell’inutile, di ciò che oggi va e domani è già vecchio.

E, da questo, arriva una categoria di personaggi, sempre più diffusa, che trovo imbecille all’ennesima potenza, ma mai quanto quelli che danno loro credito ed attenzione: sono personaggi subdoli, in molti casi, ma sono anche personaggi stupidi, in altri casi. E, in entrambe queste possibilità, sono probabilmente in gran parte disperati. Gente che in una società piena di difficoltà per trovare un lavoro s’improvvisa, ma non ha abbastanza voglia né carattere per provare a mettersi in gioco nella vita reale e quindi si crea queste idendità che poi sparge in continuazione sui social e sul web in generale. Queste specie di “guru” (ma de che?), si professano possessori di verità e vogliono a tutti i costi condividere con noi questa visione ottimistica della vita. Sono personaggi che vedono tutto in modo fantastico, gente che è diventata ricca e che conosce il modo per avere successo, criticando la concorrenza, e che vuole che noi paghiamo una specie di consulenza non richiesta (o un corso online, o semplicemente delle informazioni) per poter diventare a nostra volta ricchi sfondati senza fare un emerito (o meglio, facendo ciò che ci dicono di fare) come loro.

E questi sono i peggiori, ma ve ne sono molte altre sotto-categorie: quelli che vogliono insegnarci a curarci con rimedi della nonna o intrugli miracolosi che costano un rene al litro. Oppure altri che ci faranno diventare esperti in un campo in poco tempo.

Praticamente siamo 7 miliardi di esseri umani e tutti saremo milionari, sani, belli, ed i primi della classe in qualsiasi campo.

Ma non diciamo stronzate, per favore!

Ormai tutti sono esperti di tutto. 20 anni fa calpestavo per la prima volta, con una serie abbastanza ristretta di altri pionieri (ma comunque già troppi!) il web: ci si confrontava sui forum, abbiamo creato quello che oggi tutti danno per scontato. Era un periodo fantastico, perché davvero uno sentiva di potercela fare, di arrivare lontano. Ed infatti almeno un paio di amici oggi sono diventati bravi, sono arrivati in alto e lavorano o hanno lavorato per società o realtà molto importanti. Ma tutti gli altri hanno cercato di sopravvivere a quello che, col tempo, si è rivelato una spirale senza fine: siamo diventati degli esperti in braghe di tela, costretti prima a farci la guerra l’uno con l’altro per accaparrarci quei quattro clienti, e poi siamo stati invasi da quell’orda di ragazzi che arrivavano (ed arrivano tuttora) dalle scuole che, negli ultimi 10 anni hanno sfornato migliaia di nuove bocche da sfamare. Ed oggi è pieno di questi ragazzi, spesso anche davvero bravi. All’inizio invece, per guadagnare, tutti provavano a formare persone che, in realtà, non avevano nessuna (o pochissime) competenze.

Oggi tutti questi ragazzi devono pur cercare anche loro di entrare a far parte di questo mondo, e lo fanno nel modo più semplice ma, al tempo stesso, più maledetto e cioè il social/web marketing (la società ci vuole tutti ingranaggi di questo meccanismo). Ognuno dice la sua, tutti sono esperti, ma il piatto è più o meno sempre quello e va diviso sempre di più. E, guardacaso, chi continua a guadagnare davvero sul web sono le grandi aziende multinazionali. Poi c’è qualche caso di startup che ha fatto il boom, ma in molti casi durano poco, un po’ come chi vince il talent show di turno, avendo quel momento di gloria e poi dissolvendosi pian piano.

E chi ha ancora la fortuna/sfortuna di lavorare nel settore si deve adattare: ma fosse soltanto l’adattarsi a svolgere nuove mansioni o a cambiare radicalmente il modo di lavorare per seguire la moda di turno (il framework di turno, il linguaggio di turno, lo stile di turno, lo strumento di fruizione dei contenuti di turno – vedi App al posto di sito web -). Purtroppo ci si è dovuti adattare a condizioni di lavoro sempre più estreme. E non è nemmeno tutta colpa di chi sta ai vertici, perché comunque anche loro hanno il loro bel da fare a stare dietro al mercato che cambia ed alla tipologia di cliente che arriva. Però ormai si lavora per la gloria, perché ci sono sempre accordi non rispettati, per mille motivi, promesse che poi raramente vengono mantenute, gente che pensa che tu hai investito un sacco di soldi e di tempo per essere pronto a fornire un servizio (ed un prodotto) di alto livello per pochi spicci o per una buona causa.

Sinceramente lottare contro i mulini a vento, col tempo, porta inevitabilmente ad un dispendio di forze che, se non adeguatamente supportato, obbliga ad alzare bandiera bianca.

“Se vuoi, puoi”, “Solo chi è tenace arriva al risultato”, “Vai per la tua strada”. Certo, ma se io spendo 1000 e tu mi vuoi dare 0 (zero) o al massimo 10, e questo 10 me lo dai quando fa comodo a te, beh, allora non ci siamo proprio. “Eh, ma allora è colpa tua, cambia tipo di cliente, cerca un altro datore di lavoro”: ma sei serio? Prova un po’ a vedere quanta merda c’è in giro, e poi ne riparliamo. “eh, ma allora pretendi troppo, devi adeguarti al mercato”: ragazzi, ho quasi 42 anni, gli ultimi anni li ho passati a studiare ed investire per poter essere all’altezza di offrire certi risultati. Io non scendo ai livelli di quelli che pur di lavorare darebbero via anche il fondoschiena, quelli che ti fanno un servizio a 100 Euro pur di prendere il cliente. Se uno non è in grado di capire che se vuole un certo risultato deve spendere in modo proporzionale e non distingue tra la merda e la cioccolata, allora il problema non è tutto mio!

A me non regala niente nessuno. L’attrezzatura professionale costa cara, e se costa così cara c’è comunque sempre un perché: è ovvio che se uno spende 400 Euro in una macchina fotografica può accontentarsi di lavorare per 50 Euro a servizio. Ma quel servizio può andar bene per il 15enne (senza nulla togliere ai 15enni), ma un’azienda, una società sportiva, un editore non può accontentarsi. Ci si riempie sempre la bocca con discorsi sulla qualità, ma poi si affidano i lavori a chi di qualità ne ha poca e ne offre poca (per mille motivi, qui non si sta a criticare le capacità degli altri, almeno non di tutti). Avevo già trattato in parte l’argomento sul mio articolo “Se vuoi, puoi“.

E poi basta questa cosa che certe aziende (e più sono società importanti e più lo fanno) decidono sempre tutto loro: fanno annunci di lavoro dove pretendono l’impossibile e per una miseria vogliono anche il sangue. Alcuni ti dicono che tu devi metterci tutto, attrezzatura, assicurazione, hai responsabilità per ogni cosa e loro hanno diritto a prendere il materiale che produci e farne quello che vogliono senza darti nulla in cambio. E grazie al cazzo, aggiungerei, certo! Costruitevi una fottuta macchina del tempo ed andate ad offrire lavoro nell’Antica Roma, così di schiavi ne trovate finché ne volete.

E di cose da dire ne avrei ancora tante, perché di gente irrispettosa del lavoro e dei sacrifici altrui ormai ce n’è davvero troppa. Ma ho deciso di fermarmi qui, perché il discorso è già diventato troppo lungo così.

Se, quindi, voi lettori siete riusciti ad arrivare fino qui, vi ringrazio davvero di cuore per l’attenzione e spero vivamente che possiate aver avuto un punto di vista interessante ma, soprattutto, voglio augurarvi di incontrare qualche imbecille in meno durante le giornate future e, ancor di più, che non dobbiate più essere trattati da imbecilli da chi è sicuramente più imbecille di voi!

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